È quanto prevede un emendamento alla legge di bilancio presentato dall’On. Massimo Enrico Baroni
Roma – Cinque milioni in più all’anno per lo screening neonatale. La V Commissione Bilancio, nella seduta di sabato 19 dicembre, ha approvato l’emendamento 72.022, che salvo improbabili eccezioni dovrebbe entrare nella nuova legge di bilancio e dunque essere in vigore dal 2021. Non muta il meccanismo che prevede la collocazione dell’importo nel fondo indistinto dei livelli essenziali di assistenza (LEA), e quindi affida alle singole Regioni l’effettivo allocamento.
L’emendamento, che vede come primo firmatario l’On. Massimo Enrico Baroni (M5S), prevede per gli anni 2021, 2022 e 2023 un incremento, pari a 5 milioni per ciascun anno, del livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato, da destinare agli accertamenti diagnostici neonatali obbligatori per la prevenzione e la cura delle malattie metaboliche ereditarie, delle malattie neuromuscolari genetiche, delle immunodeficienze congenite severe e delle malattie da accumulo lisosomiale, come previsto dalla legge n.167 del 19 agosto 2016.
La legge n. 167 (nota anche come “legge Taverna”) ha introdotto il cosiddetto screening neonatale esteso (SNE), estendendo a 49 malattie metaboliche ereditarie rare l’obbligo di ricerca già stabilito a carico dell’assistenza sanitaria per altre patologie neonatali più frequenti. Lo SNE è un importantissimo strumento di prevenzione secondaria tramite il quale è possibile identificare precocemente i soggetti affetti da malattie metaboliche ereditarie, procedere all’accertamento diagnostico, e in caso di diagnosi confermata avviare il paziente al trattamento specifico per la malattia identificata e assicurargli il successivo follow-up.
Inoltre, con la legge n. 145 del 30 dicembre 2018, attraverso l’emendamento proposto dall’On. Leda Volpi si è previsto l’inserimento di ulteriori malattie sottoponibili allo screening neonatale, e in particolare patologie neuromuscolari genetiche, immunodeficienze congenite severe e malattie da accumulo lisosomiale. Sempre in virtù di questa integrazione, spetta al Ministero della Salute, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, l’Agenas, le Regioni, e sentite le società scientifiche di settore, inserire le nuove patologie da sottoporre a screening obbligatorio, attraverso la revisione periodica, almeno biennale, della lista delle patologie da ricercare.