Per una prognosi migliore è essenziale identificare precocemente la malattia, ma è altrettanto importante l’aderenza alla terapia raccomandata
Heidelberg (GERMANIA) – I programmi di screening neonatale per l’aciduria glutarica di tipo 1 hanno un effetto complessivamente positivo sull’esito neurologico dei pazienti, effetto che è influenzato in modo cruciale dall’aderenza alla terapia raccomandata dalle linee guida. È ciò che emerge da uno studio pubblicato sulla rivista Genetics in Medicine, condotto da un’équipe dell’Ospedale Universitario di Heidelberg, in Germania.
L’aciduria glutarica di tipo 1 è una rara malattia neurometabolica ereditaria, a trasmissione autosomica recessiva, che coinvolge il metabolismo di tre aminoacidi: lisina, idrossilisina e triptofano. La sua causa è un deficit ereditario di glutaril-CoA deidrogenasi, che porta all’accumulo di glutaril-CoA e dei suoi derivati nei tessuti del corpo, specialmente nel cervello. La prevalenza stimata varia da un neonato su 125.000 a uno su 250 in popolazioni ad alto rischio genetico.
La maggior parte dei pazienti non trattati presenta diversi disturbi del movimento con distonia predominante: i sintomi, causati da un danno striatale bilaterale, compaiono per lo più a un’età compresa fra 3 e 36 mesi. Questo evento neurologico, prognosticamente rilevante, si manifesta in genere in modo acuto, con una crisi encefalopatica che spesso provoca un grave disturbo del movimento con concomitante aumento di morbilità e mortalità, oppure può presentarsi in modo insidioso, senza crisi clinicamente evidenti, dando luogo di solito a disturbi del movimento meno gravi rispetto alla manifestazione acuta della patologia. Sebbene l’aciduria glutarica di tipo 1 sia considerata un’aciduria organica cerebrale, la malattia renale cronica è stata recentemente descritta come la prima manifestazione non neurologica di malattia.
La terapia raccomandata dalle linee guida consiste in una dieta a basso contenuto di lisina con supplementazione di carnitina, nonché in un trattamento di emergenza durante gli episodi che possono indurre catabolismo, come le affezioni febbrili.
La maggior parte degli studi pilota hanno dimostrato che l’identificazione precoce della malattia mediante screening e l’inizio del trattamento in età neonatale hanno un effetto positivo – in misura variabile – sull’esito neurologico. Al contrario, non si ritiene che il trattamento iniziato in fase postsintomatica possa migliorare questo aspetto, perché il danno striatale non può essere invertito. Alla luce di queste considerazioni, la malattia è stata inclusa in un numero crescente di programmi di screening neonatale in diversi Paesi in tutto il mondo: nell’Unione Europea, 17 Stati Membri su 29 hanno fatto questa scelta, compresa l’Italia.
I medici di Heidelberg, dunque, hanno voluto valutare il beneficio dei programmi di screening neonatale negli individui affetti da aciduria glutarica di tipo 1 e chiarire se l’aderenza alle terapie raccomandate influisca positivamente sull’esito neurologico. Per fare ciò, hanno eseguito una revisione sistematica della letteratura, prendendo in esame gli studi pubblicati sulla patologia dal 2000 al 2019 e includendo quelli che riportavano più di un individuo identificato tramite screening neonatale. Sono state prese in considerazione quindici pubblicazioni per un totale di 647 pazienti con aciduria glutarica di tipo 1, dei quali 261 erano stati diagnosticati tramite screening neonatale e 386 in seguito alla manifestazione dei sintomi di tipo neurologico.
Nel gruppo screening neonatale, 195 pazienti sono rimasti asintomatici (il 74,7%), mentre 66 (il 25,3%) hanno sviluppato un disturbo del movimento. Nel gruppo diagnosticato in seguito ai sintomi, invece, una percentuale molto più elevata di pazienti (349, il 90,4%) presentava un disturbo del movimento e, fra questi, l’81,7% aveva uno sviluppo motorio anomalo. Per i pazienti del gruppo screening neonatale, però, le deviazioni dalla dieta raccomandata facevano crescere il rischio di disturbi del movimento a esordio insidioso, mentre l’inizio ritardato del trattamento di emergenza aumentava il rischio di disturbi del movimento a esordio acuto.
Secondo i medici tedeschi, dunque, l’identificazione precoce della malattia e l’aderenza alla terapia raccomandata sono i due aspetti che incidono maggiormente sulla prognosi del paziente.