Il dubbio sollevato dai ricercatori era relativo alla contaminazione di DNA nel campione di sangue secco prelevato dal tallone dei neonati
Molti programmi di screening neonatale in tutto il mondo hanno introdotto lo screening per le malattie utilizzando il DNA estratto da macchie di sangue essiccato (DBS). In Germania, per esempio, a oggi i test basati sul DNA sono attualmente utilizzati per lo screening di immunodeficienza combinata grave (SCID), atrofia muscolare spinale (SMA) e anemia falciforme (SCD).
Lo screening per SCID fa parte del pannello NBS dal 2019, mentre SMA e anemia falciforme (SCD) sono state aggiunte dal 2021. Tutti e tre i parametri possono essere testati utilizzando metodi basati sul DNA.
Uno studio recentemente pubblicato su PLOS ONE ha analizzato l’impatto della contaminazione carry-over di DNA preanalitico nella preparazione del campione sull’esito dello screening neonatale basato sul DNA per SCID e SMA e ha confrontato l’efficacia dell’estrazione rapida rispetto ai protocolli automatizzati.
Sono state rilevate contaminazioni derivanti dalla procedura di punzonatura nei test SCID e SMA in tutte le configurazioni sperimentali testate. Nel complesso, dunque, le contaminazioni svolgono un ruolo importante nell’interpretazione e nell’affidabilità dell’analisi di screening. I nostri dati – scrivono i ricercatori tedeschi – evidenziano l’importanza di un cut-off di laboratorio interno appropriato e di una comprensione dei potenziali rischi e fonti di contaminazione.
Le opzioni per ridurre il trasporto di DNA preanalitico sono limitate. Tra le altre, i perforatori potrebbero essere puliti perforando schede filtro vuote tra campioni di routine, tuttavia, questo potrebbe essere difficile da implementare in un ambiente ad alto rendimento. Altre opzioni potrebbero includere la microdissezione laser invece di un dispositivo di perforazione o nuovi approcci che utilizzano l’eluizione diretta senza perforazione.
In questo studio, – precisano ancora i ricercatori – siamo stati anche in grado di dimostrare che la quantità di DNA non è distribuita uniformemente in un DBS. Pertanto, l’area in cui il campione è stato preso dal DBS ha avuto un impatto cruciale sul risultato.
Nonostante alcune criticità e limitazioni rilevate, lo studio conclude che SMA e SCID possono essere sottoposti a screening in modo affidabile. Tuttavia, il carry-over del DNA preanalitico rimane un problema importante nella corretta separazione dei risultati di screening negativi da quelli positivi, in particolare per i test basati su TREC. Pertanto, i fattori contaminanti devono essere identificati, analizzati e convalidati per ridurre il rischio di falsi risultati definendo i cut-off appropriati.
A completamento del loro ragionamento, i ricercatori suggeriscono che, per ridurre ulteriormente i tassi di richiamo e falsi positivi e caratterizzare i neonati potenzialmente affetti da SCID, un test epigenetico per differenziare le popolazioni di cellule linfocitarie potrebbe essere uno strumento interessante per lo sviluppo futuro. Tale test epigenetico potrebbe avere il potenziale per identificare l’attecchimento materno e quindi ridurre la quantità di pazienti SCID potenzialmente non rilevabili. Inoltre, il sequenziamento di nuova generazione potrebbe essere applicato in questo contesto. Tuttavia, attualmente, questa tecnica è più adatta come test di secondo livello.